giovedì 10 dicembre 2009

PEX E REGIME DIVIDENDI

Devo dire che la soluzione del doppio regime partecipazioni (esenti e
non) rispetto all'unico regime dividendi (sempre esclusi al 95%) mi
lascia poco soddisfatto. Nel senso che si percepisce a pelle, senza
troppi ragionamenti, che qualche cosa potrebbe non funzionare.
Sembrano, cioè, sussistere delle possibili incongruenze: salti
d'imposta o duplicazioni. Soprtattuto quando le operazioni avvengo fra
un soggetto che applica un regime (legittimamente) verso una
controparte che (sempre legittimamente) applica il regime
opposto.Tutto chiaro il discorso dividendi: si evita un'imposizione a
cascata fintanto che questi circolano nell'ambito di soggetti IRES.
Per l'esenzione/indeducibilità delle plus/minusvalenze su
partecipazioni, invece, mi sembra che il discorso si complichi.
Infatti, un poco di razionalità la si raggiunge se si giustifica tale
regime nel senso di vietare la deduzione di perdite di gruppo,
attraverso lo strumento della svalutazione di partecipazioni, visto
che sono stati introdotti i nuovi regimi del consolidato e della
trasparenza (anche se è ovvio constatare che questi due regimi
opzionali non possono esaurire in se la disciplina della materia).
Quando, poi, si tenta di giustificare la PEX dicendo che con le
partecipazioni si monetizzano i dividendi della parteicpata, penso di
pecchi in eccesso. Infatti, nella valutazione di una partecipazione,
partendo dagli elementi patrimoniali, per aggiungervi l'eventuale
avviamento o badwill, risulta evidente che la componente dividendo
futuro, giustifica solo una parte del relativo prezzo
Mauro Franchi

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