mercoledì 30 dicembre 2009

ADDIO AI VALORI STORICI?

Abbiamo da sempre studiato che il criterio del costo storico
appartiene ai capisaldi che informano il TUIR in generale, sia da un
punto di vista civilistico (per le regole bilancistiche) che fiscale.
Questa chiave di lettura, oggi, mi pare di poter concludere, non
rispecchia più la realtà dei fatti. Anche la finanziaria 2010 proroga,
per l'ennesima volta, i vari provvedimenti di rivalutazione di inizio
anni 2000 (in particolare per terreni e partecipazioni), senza parlare
poi delle "rivalutazioni", ormai introdotte a regime, già da due anni,
per conferimenti, fusioni e scissioni. E non si dimentichi, nemmeno,
il riallineamento dei valori riguardanti i bilanci dei soggetti IAS.
Il tutto ovviamente mediante tassazione premiale "dell'annullamento",
medianto incremento dei costi, delle plusvalenze latenti. Lo "strano"
è il constatare che queste operazioni si sono radicate a livello
tributario proprio nel momento in cui i loro presupposti "scientifici"
sono venuti meno: infatti, periodi di forte inflazione,
fortunatamente, non si sono più verificati da quando i vari stati
europei hanno stretto il sodalizio relativo alla moneta unica. Quindi,
l'unica spiegazione logica è quella relativa a manovre di "drenaggio
fiscale", che trovano una giustificazione, più che di coerenza di
sistema, (salvo che per i provvedimenti di inizio anni 2000) nelle
esigenze incamerare entrate da parte dell'erario. Occorrerà, perciò,
cercare di capire se tutto questo potrà avere un effetto di
"trascinamento" o "condizionamento" sul resto del sistema fiscale, a
partire dal reddito d'impresa, con particolare riguardo al regime
delle c.d. operazioni straordinarie.

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