giovedì 10 dicembre 2009

VA RIPENSATA LA LOGICA DICHIARATIVA?

Il Prof. Raffaello Lupi, sul sito della FONDAZIONE STUDI TRIBUTARI, ha affrontato,
incisivamente, il tema relativo ad una possibile riforma della
dichiarazione, che potete leggere al seguente link:

http://www.fondazionestuditributari.com/index.php?option=com_content&...


Questo intervento mi ha sollecitato le seguenti riflessioni:
I dati che annualmente la dichiarazione richiedere di ripetere,
inutilmente, sono minimali, tutto il resto, invece, rappresenta
informazioni nuove, principlamente contabili. Ovvio che se per il 95%
dei contribuenti italiani, di fatto, si è capito che la contabilità
non serve a misurare la loro capacità economica, la quale potrebbe
essere più efficacemente determinata guardando alle loro
caratteristiche strutturali, allora converrebbe abbandonare il sistema
di dichiarazione, per come oggi è concepita sui redditi d'impresa e
lavoro autonomo, per istituire, come dice il Prof. Lupi, una sorta di
archivio informatico aperto sulle caratteristiche, appunto,
strutturali. Tutto ciò andrebbe, però, attuato a seguito di una previa
riforma, seria, dei criteri di determinazione del reddito dei piccoli,
che anzichè impastoiarsi sul versante della prova, dovrebbe, come
altrove, diventare metodo di determinazione del reddito. Gli strumenti
per fare questo ci sono, ed anche collaudati, manca la volontà
politica. Il tutoraggio, istituto, mi pare di derivazione anglosassone
(nato, quindi, in un contesto molto differente dal nostro), andrebbe
applicato, veramente, alla grande impresa e non solo, quindi, scritto
sulla carta, come periodicamente, invece, avviene. Diversamente,
pensare ad una riforma della dichiarazione a disciplina sostanziale
invariata, visti i grandi numeri che, comunque, renderebbero sempre
perdente l'amministrazione, porterebbe, probabilmente, ad un nulla di
fatto.
Mauro Franchi

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