martedì 23 febbraio 2010

LO ZEN DEL DIRITTO TRIBUTARIO

Confucio, nato in Cinca nel 551 a.c., ha delineato un sistema morale
che è (anche) stato posto alla base dell'agire del buon governatore (e
non solo). Le sue opere sono: "la grande dottrine, il giusto mezzo e
i...dialoghi". Non vi sono indici, quindi è difficile rintracciare,
per il lettore che vuole "farsi un'idea prima", uno schema
"previo"..deve, prima, percorrere il sentiero. Diversi sono gli
aspetti, secondo me, che potrebbero formare anche una sorta di "ZEN
DEL DIRITTO TRIBUTARIO". Ne cito solo alcuni:
"Esiste una grande via per pordurre la ricchezza. Se quelli che la
producono sono molti, e quelli che la consumano sono pochi; se quelli
che la generano lo fanno in fretta, e quelli che la usano lo fanno con
lentezza, ci sarà sempre ricchezza a sufficienza";
"L'uomo solidale sacrifica la ricchezza, in favore della sua persona.
L'uomo non solidale sacrifica la sua persona, in favore della
ricchezza";
"Non si è ancora mai dato il caso che i superiori amino la
solidarietà, e i subordinati non amino la giustizia. Non si è ancora
mai dato il caso che si ami la giustizia, e gli affari (del sovrano)
non vengono portati a compimento. Non si è ancora mai dato il caso che
la ricchezza venga stipata in arsenali a magazzini, mentre (il
sovrano) non ne gode affatto".
"...lo Stato non dovrebbe considerare il profitto come il vero
profitto, ma la giustizia come il vero profitto".

mercoledì 17 febbraio 2010

IPERTROFIA DEL MOMENTO ACCERTATIVO

L'ipertrofia del momento accertativo dei maggiori tributi, in Italia,
che si coglie molto bene sia dalla produzione normativa, anche
secondaria, ed interpretativa da parte dell'Agenzia Entrate, così come
dall'attenzione dei media e dai dibattiti, più o meno da salotto, è
un'evidente "spia" della situazione patologica in cui versa il nostro
sistema fiscale. Infatti, se ci pensiamo bene non possiamo non
constatare che è veramente esagerato lo spazio che tale segmento della
vicenda tributaria cattura. Questo è dovuto ad una patologia (abuso di
questo termine medico, come ormai, purtroppo, avviene in tante
discussioni in cui si dibatte qualche cosa che non va) del sistema,
nella sua parte sostanziale, per la cui parziale correzione si rende
necessario premere sul momento procedurarle. Occorre essere
consapevoli di questa semplice constatazione, altrimenti si corre il
rischio di incentrare l'attenzione solo sulla medicina (palliativa,
fra l'altro) anzichè sul paziente. Occorre rivisitare il sistema
partendo da una riflessione sui presupposti e soggetti anzitutto la
cui strutturazione dovrebbe essere la più corta possibile rispetto
alla fase accertativa, giungendo quasi ad un'immedesimazione con essa.
Nel mentre si definisce il presupposto s'intercetta la materia
imponibile.

lunedì 15 febbraio 2010

LA TENTAZIONE DELLA VIA BREVE E LA NECESSITA' DI UNA PATRIMONIALE

La constatazione del parziale fallimento dell'attuale sistema tributario italiano porta, fra l'altro, anche ad indagare la possibilità di correttivi che passino attraverso l'abbandono dell'imposizione personale globale a favore di una sorta di tassazione reale. Non so dire se tale impostazione sia da avvalorare o meno, ma in prima approsimazione si può concludere che la cautela è d'obbligo. Quello che piuttosto andrebbe approfondito è la possibilità d'introdurre un'imposta patrimoniale di tipo generale. E' abbastanza epidermico ritenere che una sua introduzione potrebbe anche agire da correttivo delle distorsioni derivanti dall'evasione. Infatti, se guardiamo al nostro sistema non si può fare a meno di constatare che attualmente si palesa come monco. Sono presenti imposte sui redditi, sui consumi specifici e generali, alcune imposte patrimoniali speciali ma, fra quest'ultime, ne manca una di tipo generale. Se la capacità economica si accumula su soggetti che non l'hanno prodotta, per i più vari motivi (successioni, intestazioni di comodo, ecc.) la si può colpire in modo più o meno personale/reale, con la creazione di presupposti d'imposta semplici e chiari, che, come detto altrove, abbiano il pregio di definire ed interecettare, in un solo momento, la materia imponibile. Tale ultima osservazione pone bene in evidenza l'opportunità di "accorciare la distanza normativa" fra momento sostanziale e momento d'accertamento.

giovedì 11 febbraio 2010

RENDITE FISCALI DI SETTORE: RIFORME ED AUTONOMIA DEL DIRITTO TRIBUTARIO

Forse, possiamo anche convenire che in un determinato momento storico il "settore" possa assumere una sua particolare fisionomia tale da giustificare un favor politico a livello di tassazione. La rendita di posizione, anche se sperequata, inevitabilmente, al suo interno, è, in tali casi, voluta. Essa, allora, non si può definire stortura. La conseguenze di tale visione è che il diritto tributario, talvolta non può essere preso esclusivamente in considerazione da un punto di vista atomistico, quale scienza (sociale) autonoma che non possa risentire di "pressioni" esterne. Anch'esso (il diritto tributario) vive in un ambiente cui è collegato, senza soluzione di continuità, è ovvio.
L'anomalia si verifica, invece, quando le condizioni che originariamente avevano giustificato l'esistenza di rendite, più o meno sperequate, vengono meno, in quanto muta il contesto socio economico di riferimento. Ad esempio, l'agricoltura degli anni 2000 non è più quella degli anni 50, ecc. E' chiaro che metter mano a tali riforme, epocali, non può risolversi in una stagione di slogan e ridde tipografiche. Servirebbe un ampio e costruttivo confronto che coinvolga i vari attori: parti sociali, politici, tecnici, ecc. Ma purtroppo, tale modalità di procedere, non è ad appannaggio degli italici costumi.

mercoledì 10 febbraio 2010

CAPACITA' ECONOMICA FRA PATRIMONIO E REDDITO

La ricchezza - patrimonio è una grandezza “stock” cioè adatta ad
essere misurata - in modo più o meno approssimata - in un preciso
istante di tempo , così posso dire cha al 31 dicembre posseggo tre
case, un certo saldo nel conto corrente bancario ed un certo ammontare
di titoli. Il patrimonio rappresenta l’aspetto statico, la fotografia
di una serie di beni in un dato momento .
La ricchezza - patrimonio si forma in due modi o tramite il reddito o
tramite trasferimenti unilaterali di ricchezza. Possono verificarsi
modificazioni qualitative della composizione del patrimonio tramite
degli “scambi” di alcuni beni con altri : denaro contro immobili o
titoli contro denaro.
Il reddito è quello che tutti conosciamo, è un flusso di beni
misurabile in un intervallo temporale ed esprime l’aspetto dinamico
del patrimonio che lo accresce o lo diminuisce (nel caso si tratti di
perdite). In un'altra visione non è altro che la differenza tra il
patrimonio misurato in due diversi momenti. Il reddito può essere
prodotto dal patrimonio stesso (come gli interessi attivi, utili,
canoni di locazione, plusvalenze) oppure tramite le attività sganciate
dal patrimonio : lavoro dipendente, autonomo in senso ampio piuttosto
che imprenditoriali .
L’altro modo di accrescimento della ricchezza è rappresentato dai
trasferimenti unilaterali di ricchezza gratuiti come possono essere
le eredità o le donazioni, istantaneamente uno stock di beni entra
nella sfera giuridica del possessore riconnesse a fenomeni successori
i atti di liberalità. Allo stesso modo può decrementare tramite atti
unilaterali di disposizione a gratuiti a favore di terzi e tramite
l’indebitamento.
Dopo il tempo l’altra dimensione di cui tener conto è quella
spaziale , reddito e patrimonio possono essere suddivisi in più
nazioni, così da avere un reddito d’impresa prodotto nella nazione X
che va ad alimentare un patrimonio nel paese Y investito in titoli ed
immobili i cui frutti sono spesi/consumati nel paese Z.
Quindi il patrimonio oltre ad avere un stratificazione temporale e
quindi con essa una successione di vicende tributari che ne hanno
caratterizzato il livello medio di prelievo tramite variazioni di
aliquote, esenzioni, condoni etc, risente anche della dimensione
spaziale che determina sensibili variazioni nel prelievo fiscale per
lo stessi presupposto impositivo da nazione a nazione .
Normalmente la manifestazione esteriore del patrimonio non sono i
singoli beni contenuti in più o meno anonimi strutture societari
piuttosto che il denaro liquidi e titoli alla cui riservatezza (almeno
nelle forme legali) provvede il sistema bancario ma piuttosto tramite
i consumi (intesi anche come beni durevoli privi della
caratteristica della conservazione del valore) .
Quindi in questo percorso a ritroso le dichiarazioni dei redditi anche
fisiologicamente monitorano e tassano solo una parte dei flussi di
reddito, in particolare solo alcune tipologie di reddito e perdippiù
italiane, che hanno contribuito all’ incremento della ricchezza,
mentre a livello patologicamente non possono aver traccia
dell’evasione.
Poter inferire delle conclusione sulle modalità di formazione fiscale
del patrimonio e quindi dei redditi (intesi come variazione del
patrimonio tassate e quelli invece evase) è un esercizio abbastanza
improbabile a causa delle asimmetrie informative tra contribuente e
terzi, soprattutto se lo si vuol realizzare a livello analitico, uno
schema logico di causa effetto come quello sopra delineato serve
soprattutto per ragionare e fungere da paradigma di verosimiglianza ai
metodi di stima che potrebbero e dovrebbero esser fatte per i
soggetti “amministrativamente non rigidi” .

Aggiungo un esempio di applicazione di questo schema logico.
Partiamo da una società che prevalentemente registra delle perdite che
continua ad operare tramite continue capitalizzazioni dai soci
tramite finanziamenti o versamenti in conto capitale a copertura delle
perdite. Cioè è possibile se i soci possano disporre di uno stock di
ricchezza sufficientemente grande, formatosi negli anni precedente
tramite l'accumulo di redditi tassati in varie forme o comunque
esenti piuttosto che trasferimenti unilaterali (donazioni eredità
anche queste soggette ad imposizine indiretta), altrimenti rimarrebbe
l'alternativa della vincita alla lotteria (comunque tracciata) o
dell'evasione.

Stefano Palestini

lunedì 8 febbraio 2010

ESISTE UNA CAPACITA' ECONOMICA GLOBALE?

La Dottrina, ultimamente, sta constatando come la ricomposizione della capacità economica globale del soggetto, (seppur indicata sul finire dell’800 e primi decenni del 900, come obbiettivo da perseguire, negli allora considerati moderni sistemi fiscali), oggi, non sia realisticamente perseguibile. Infatti, nell’immaginare un sistema fiscale funzionale alla realtà sociale di riferimento, estremamente composita e frammentata, come quella attuale, propria di un’economia globalizzata, si palesa maggiormente utile la creazione di presupposti impositivi, che seppur sacrificano i principi di personalità e progressività, sono, invece, in grado d’intercettare la ricchezza nel momento più opportuno da un punto di vista erariale. In effetti, se si guarda ai paesi scadinavi, ad esempio, ove il problema evasione è ridotto ai minimi termini, si nota proprio che il loro sistema si sta spostando, sempre di più verso imposte cedolari.
E’ “facile” notare anche quanto segue:
- Il diritto tributario dovrebbe, anzi, deve stare al di fuori delle previe scelte politiche; infatti, la “costruzione” di una teoria tributaria, sotto questo profilo, dovrebbe essere “asettica”. Ciò che rileva è il perseguire, per quanto possibile, la corretta determinazione della capacità economica. Sapendo bene che in una scienza sociale tutto è relativo, sfumato in un costante precario e soprattutto dinamico equilibrio. Nulla è statico. Tutto è situazionale.
- Argomenti perciò che riguardano la progressività, la proporzionalità, la globalità, oppure, le cedolari, le sostitutive, a prima battuta possono sembrare opzioni politiche. Da quello che ci stiamo dicendo, invece, sembra non esser così. Se come osservatore della materia fiscale mi accorgo che il sistema comincia, con la progressività, con la personalità, a far acqua (tecnicamente), allora, senza entrare in discorsi “politici” potrò ben concludere, con tutte la cautele del caso, che forse può essere di una qualche utililtà reindagare possibilità di tassazione diverse (tipo le cedelori - da intendersi questo un termine sintetico da non prendersi alla lettera).

mercoledì 3 febbraio 2010

PAESI A FISCALITA' PRIVILEGIATA: APPROCCI DIVERSI PER SITUAZIONI DIVERSE

occorre capire bene come
funzionano i Paradisi fiscali, perchè questi non sono tutti uguali.
Avere una società nelle Bahamas oppure a Tortola riposnde ad esigenze
di nascondere stock di richhezza accumulati (evasi) altrove in qunato
la loro principale caratteristica dovrebbe essere l'anonimato oltre
che l'assenza di tassazione, tuttavia rimane difficile pensare ad una
attività imprenditoriale che produca redditi nelle Bahamas (fosre il
turismo...) . Qui potrebbero non esserci dubbi se ci sei è
estremamente probabile che devi nascondere qualcosa. E' anche vero che
normlamente non si fanno interpelli per certi pardisi fiscali , perchè
le società sono nascoste da lunghe/opache catene di controllo e perchè
di solito sono magazzini di richezza e non produttrici di reddito,
qui il problema non è tanto trocare i rapporti commerciali ma come
scovare stock di ricchezza che si muovono quindi come seguire le
traccie finanziarie (mi sembra che altrove Fabio avesse indicato una
modalità simile imposto ultimamente negli USA). Anche questo non è
facile che spesso si organizzano speculazioni finanziarie o altre
transazioni immateriali tra parti correlate con utile assicurato a
favore della controparte nelle Bahamas.
Altro discorso sono le nazioni come Hong Kong o Singapore , che
dispongono di un sistema economico evoluto ed efficiente, dove
l'anonimato non è garantito, il sistema tributario è ben organizzato
ma le aliquote sono terribilemnte basse (in certi casi per le attività
legate alle esportazioni tendenti allo 0).In questo caso occorre ben
soppesare le limitazioni fiscalmente da imporre con la libertà di
sviluppare il proprio business, questi casi sono difficili da
trattare perchè spesso si dispone realmente di una struttura
organizzativa locale per servire i mercati di sbocco del far esat o
per approviggionarsi in Cina quindi l'interpello lo supero con una
certa facilità ma poi applico un bel prezzo di trasferimento
vantaggioso per la società di Hong Kong che fa utili mentre la
controllante italiana va in pareggio, se non in perdita, a livello di
singola transazione . Qui gli interpelli come attualmente strutturati
servono a poco, posso dimostrare la struttura organizzativa, il legame
con il mercato di riferimento, l'interesse economico .... però non
pago le imposte
Infine vi sono i paradisi "adatti " a tassare i passive income,
questi , molto velocemente, li tassiamo in Italia per trasparenaza.

Stefano Palestini