giovedì 21 gennaio 2010

A PROPOSITO DI RIFORMA FISCALI

Le riforme, quelle vere, partono sempre dal basso e, di solito, non avvengono in due giorni. Ne è un esempio la riforma degli anni 70, che catalizzava un percorso lungo un secolo. Insomma, le riforme prendono le mosse sempre da esigenze vere, magari nascoste o non immediatamente percepibili, anche se, forse, stanno, semplicemente, dietro l'angolo. Va detto che ciò che avviene nella normalità non sono le riforme globali od epocali. Infatti, dopo gli anni 70, si può ricordare solo qualche abbozzo parziale di riforma: vedi l'ICI, il '97 di Visco, ed il mezzo vagito del 2003. Certo, se guardiamo, oggi, il sistema fiscale italiano, nel 2010, constatiamo che non è più, di certo, quello del 1973. Questo ci porta a concludere che l'impalacatura tributaria di uno stato, in realtà, si modifica incessantemente, si autoriforma senza soluzione di continuità, talvolta con scelte consapevoli e talaltra con nuove soluzioni di "rimedio". Proprio come avviene, ad esempio, per quelle chiese che, talvolta, troviamo nei nostri centri storici, nelle quali si vede la stratificazione dei vari stili che nei secoli si sono succeduti (elementi romanici che si fondono con quelli gotici e barocchi). Esigenze di cautela finanziaria, (esempio ne è la parziale riforma 2003), rendono impossibile una riforma "d'amblais" dell'intero sistema: sarebbe troppo pericoloso. Nel mentre si rifà la casa occorre continuare ad abitarla. L'importante è la "funzionalità" ed il saper cogliere, da parte dei politici, per quanto possibile, le vere necissità della collettività. Oggi, purtroppo, parlare di riforma fiscale sa molto di autoreferenzialità.

Nessun commento: