lunedì 25 ottobre 2010

Stefano Palestini: l limiti degli accertamenti "deterministici" serializzati

Le metodologie di accertamento di tipo “deterministico” come le presunzioni sui versamenti bancari, gli studi di settore, i parametri, i redditometri, le tracciabilità delle operazioni finanziari, gli incroci tra banche dati (eccetto quelle con i sostituti di imposta) hanno cavalcato la speranza di serializzare la determinazione della capacità contributivo in modo a-valutativo ed automatico.
Questi strumenti partendo da comportamenti e dati di fatto generalizzati hanno cercato di assumere dignità giuridica e legittimazione, tramite processi di inferenza statistica, troppo tecnici per essere socialmente condivisi, anche in quegli eventuali casi in cui i risultati avrebbero potuto ritenersi corretti.
La legittimazione è resa necessaria dalla giuridicità della disposizione ottenuta tramite giustificazioni razionali e mediamente osservata ed accettata (…ma questa è un’altra questione). E’ difficile accettare che una funzione statistico-matematica determini quanto del nostro portafoglio deve essere destinato al fisco.

Stesso discorso vale per le presunzioni, risulta difficile condividere per un contribuente che la sua capacità contributiva possa essere definita partendo da fatti generali per inferire una sola conclusione circa la tassazione (presunzioni sulle movimentazioni bancarie). Le presunzioni valgono quando hanno portata molto circoscritta oppure sono generalmente e notoriamente validate.
Si è cercato di ridurre la realtà a dei modelli che partendo da variabili generali determinano le imposte dei singoli individui, con meccanismi e ragionamenti simili ai modelli formali “deterministici”degli economisti (mentre i principi di fondo potrebbero essere corretti se applicati ai singoli casi) .
Occorre focalizzarsi sui fatti specifici che generano capacità contributiva, che sia parziali ed imprecisi sono strettamente legati da un rapporto di causa ed effetto al reddito, solo in questo modo vi sarebbe una maggior coesione sociale intorno alle procedure di monitoraggio/accertamento e richiesta delle imposte.
Sarebbe certamente più semplice creare consenso sociale intorno alla scoperta di fatti produttori di reddito che non su presunzioni e funzioni matematiche.
Per ultimo lascio una considerazione sulla contabilità, questa non è altro che una rappresentazione dei fatti di una “azienda” tramite regole sintattiche, che funziona solo se i fatti gestionali vengono integralmente censiti e poi correttamente rappresentati, questo funziona quando è presente un minimo di rigidità ed autonomia organizzativa.
Quindi da un certo punto di vista non vi è una dualità tra accertamenti fiscali sui fatti o sulla contabilità, quest’ultima si utilizza quando i fatti sono troppi e complessi per cui vi è il bisogno di essere rappresentati in modo sintetico e con un linguaggio comune per poter esser compresi.

Stefano Palestini

Nessun commento: